curiosità stroriche padovane  1°

Monastero San Daniele

BREVE CARRELLATA STORICA
La storia millenaria del Monastero si può dividere in vari periodi.

Il Monastero costruito tra il 1076 /1078 dai signori da Montagnone di origine longobarda, fu affidato ai monaci benedettini.

È citato in una bolla di Callisto II del 1° aprile 1123 e confermato da InnocenzoII, nella bolla del 29 giugno 1132.
Nei primi decenni di vita il Monastero si trovò al centro di varie contestazioni sulle quali dovette intervenire addirittura il Papa, segno evidente che fin dalle origini era tutt' altro che trascurabile.
I Monaci Benedettini ne guidarono le sorti tra innumerevoli traversie, fino al 25 febbraio 1461 (da ricerche del geom. C. Grandis).

Il Monastero passò poi ai Canonici Regolari del SS. Salvatore di Venezia, religiosi che seguivano la Regola di S. Agostino.

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Essi apportarono notevoli ristrutturazioni e abbellimenti al complesso monastico. Il chiostro cinquecentesco è sormontato sul lato ovest da una loggetta con soffitto a volte a crociera.

Il 12 settembre 1771 un provvedimento della Repubblica Veneta interveniva a limitare il numero dei monasteri nel suo territorio. Con tale decreto fu soppresso anche il Monastero San Daniele e tutti i beni incamerati furono messi all'asta.

Altari laterali all'interno della Chiesa dedicata a San Daniele



L'acquisto del complesso edilizio venne effettuato dall'avv. Federico Todeschini di Venezia, che diede la proprietà in dote alla figlia Elisabetta, unica erede del casato, quando sposò il conte Bartolomeo Bonomi nel 1832. Il Monastero fu allora in parte trasformato in Villa – Castello e chiamato Castello dei Conti Todeschini- Bonomi.

Con la seconda guerra mondiale, la famiglia Bonomi Todeschini subì un tracollo; la Villa–Castello venne occupata temporaneamente dai militari tedeschi, poi divenne proprietà della famiglia Pescarin di Montagnana - Padova.

Dalla Città di Fiume al Dolce Colle Aponense
Frattanto si profilava un periodo turbinoso per le popolazioni dell'Est Europeo e, alla fine della seconda guerra mondiale, anche il Monastero S. Rocco in Fiume fu occupato dai soldati che presero possesso delle aule scolastiche, dell'educandato e degli ambienti monastici

Le Monache Benedettine non avevano più né monastero né lavoro né pane; furono quindi costrette ad abbandonare il loro nuovo bel Monastero, costruito tra il 1914 e il 1918, e cercare una soluzione alternativa.

La Madre Benedicta Cristofoli († 16/2/1970), incaricata dall'anziana abbadessa, M. Benedicta Stehle († 9/2/1950), venne nel Veneto e, con l'aiuto di Don Ambrogio Bizzarri dell'Abbazia di Praglia, ottenne di entrare in questo Monastero di San Daniele.

Il 24 maggio 1948 ella ricevette le chiavi da Don Adalberto Salvadori, priore di Praglia, che celebrò la prima S. Messa della Chiesa di San Daniele. La Comunità, rimasta in attesa a Fiume, ebbe la prospettiva di approdare presto alla Villa-Castello di San Daniele per ricomporsi e riprendere la regolare vita monastica.

Così ebbe inizio il IV periodo del Monastero: fondato per i monaci, diviene casa di preghiera per le monache, che seguono la Regola di San Benedetto. E' l'anno 1948.

Inizia una vita nuova
Quando la Comunità divenne proprietaria della Villa - Castello nel febbraio 1958 con l'appoggio di tre signori aponensi: il cav. Armido Bonato, Bruno Bordin-Galtarossa e Mario Bernabei, che si fecero "garanti" per il Monastero e, con l'aiuto di altri benefattori italiani e tedeschi, furono eseguite le costruzioni più urgenti.

Si provvide alla manutenzione degli antichi immobili, impresa difficile cui dedicò tutta se stessa M. Benedicta Cristofoli, coadiuvata da Sr. Walburga Tertan: collaborarono con incrollabile fiducia nella Provvidenza, di cui sperimentarono gli interventi e poterono constatare, assieme a tutte le consorelle e i conoscenti, che davvero: "Sul monte Dio provvede" (Gen 22,14 b). Con offerte spontanee o chieste in elemosina, con vari prestiti, sostegni finanziari, cantieri di lavoro, per i quali si prodigó con predilezione l'on. Luigi Gui.

Le monache edificarono tra il 1959/1960 il Coro, il Capitolo, la Foresteria e gli altri locali indispensabili per la vita della Comunità. Il refettorio e l'ala "celle" furono completati nel 1965.
Nel 1972 vi furono altri interventi nella foresteria e si aprì un piccolo bar- ristoro, dove i visitatori possono rifocillarsi e acquistare vari prodotti.

Notevoli furono i danni provocati dal terremoto del Friuli: colonne e archi del chiostro, soffitto della sacrestia, l'ampio corridoio del primo piano e il tetto molto danneggiati furono restaurati negli anni 1976/79.

 

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